
I bambini e il non sempre facile compito di abbigliarli per feste e matrimoni
Mancano tre mesi al grande evento: si sposa mia cugina.
Tra tutte le feste dell’anno che ci attendono questo matrimonio è in pole position per fibrillazione e attesa. Perché non iniziare per tempo a pensare all’abbigliamento di tutta la famiglia? Per fortuna non ci sono particolari indicazioni da parte della sposa per i potenziali paggetti e questo mi solleva.
Si va verso la stagione calda e quindi i colori da considerare saranno quelli chiari, penso. L’altra mia cugina, madre di due gemelle di 8 anni, mi ha già inviato le foto dei deliziosi acquisti fatti per le figlie: graziosi abitini dal taglio semplice ma dai delicati ricami. Simili per foggia, ma leggermente diversi nel modello, perché non ama vestirle uguali. E in questo, non posso che approvare. Ballerine e calze bianche, secondo lo stesso criterio di lieve distinzione, vedi sopra. Golfini aperti per la sera, tra il color panna e il beige e coroncine a piccoli fiori bianchi, che sfumano nel rosa, da abbinare alle acconciature di trecce e treccine.
I racconti sono quelli di una madre che ha vissuto momenti di idillio in compagnia delle figlie, tra ricerche online e shopping pomeridiano. Tutto documentato con foto, selfie e prove di acconciature comprese.
Non credo sarà lo stesso per me…
La proposta di scegliere qualcosa assieme ai miei tre figli maschi in giro per negozi ha raccolto cori di sbuffi e sguardi sfuggenti. Peggio che una tortura.
Nemmeno il tredicenne, prossimo a una fase di ore davanti allo specchio a sistemare il ciuffo, come da manuale, mi è venuto incontro. Per loro l’abbigliamento delle feste suona un po’ come sinonimo di corazza medievale in ferro, con tanto di calzari. Già nel quotidiano tutto ciò che non siano tute, t-shirt, felpe e scarpe da ginnastica, rientra nella categoria degli abiti “duri”, compresi i confortevoli jeans, accettati solo dal già citato preadolescente.
Compro alcune cose e cerco di fargliele provare ma per loro, non è mai il momento giusto. Hanno troppe urgenze. Vaghe ma inderogabili. Ho optato per sobri pantaloni lunghi blu per i più grandi, camice in lino con collo alla coreana e colori pastello, scarpe da ginnastica blu, tipo Superga. Piccolo compromesso per glissare sui carrarmati che indossano di solito. So che quella delle scarpe classiche, sarebbe una battaglia persa. Il piccolo sarà invece in bermuda e camicia bianca (tutto acquistato due volte, a prova di liquidi vari).
Prima che gli scontrini scadano, riesco a farglieli provare.
Ovviamente non per più di un secondo, tra urla e lamentele. Il mio occhio di mamma mi dice che le taglie sono giuste, anche se non ho certezze da qui a tre mesi…Decido di rischiare e tenerli per buoni.
Siamo solo agli inizi.
Il bello arriverà al momento della vestizione e del pettine all’alba del fatidico giorno.
Faccio un sospiro e mi dico che sono armata e pronta a tutto. Male che vada, mi consolerò buttandomi su buffet, torta e divanetti. Il doveroso riposo del guerriero.
Nei bambini c’è freschezza, fantasia, libertà. I “tergicristallo” del loro sguardo sono sempre in funzione, al contrario dei nostri. Le loro domande ci costringono a rimescolare in continuazione le carte delle nostre vite, già complicate. Essere genitori ci insegna anche a osservare il mondo con i loro occhi, divertiti, a volte seri, ma spalancati e limpidi. Con questa rubrica vorrei raccontare qualche frammento della mia, di vita, che sono mamma di tre bambini e che credo che da loro non si smetta mai di imparare. Mi piacerebbe ridestare qualche pensiero lieve in voi, pronto a volare via, qualche riflessione inattesa o anche soltanto, un accenno di sorriso.
Penso per immagini. Scrivo liste e vorrei che nulla o poco sfuggisse al mio sguardo. Ho tre bambini che sanno disfare con allegria molti dei miei esperimenti. Credo che abbracciare le loro domande sia come spalancare porte e finestre su un mondo nuovo e iridescente da esplorare. Con loro setaccio spiagge e angoli di città a caccia di conchiglie e piccoli tesori da raccontare. Scrivo per lavoro e perché mi piace inanellare parole come perline colorate di un’antica collana.
Maria Q.