
PRATICA DELLA MINDFULNESS PER GENITORI?
IMPARIAMOLA DAI PIÙ PICCOLI!
Di recente ho avuto occasione di intervistare per lavoro un’amica psicologa e psicoterapeuta, oltre che mamma. Abbiamo parlato di tante cose e di una in particolare, la pratica della Mindfulness.
Inizio col dire che la parola Mindfulness in lingua “pali” (il linguaggio degli insegnamenti buddhisti) vuol dire “consapevolezza”. Parliamo di una pratica di meditazione di tipo laico che ha attinto a millenarie tecniche di meditazione di derivazione buddhista e cristiano-cattolica.
Molto in voga di questi tempi.
Ma andiamo per ordine.
Giusto per essere “in tema” – e scoprirete a breve in che senso lo dico – io e la mia amica ci siamo “prese cura” del momento che stavamo vivendo insieme: ci siamo ritrovate in un grazioso e tranquillo ristorante, fuori dai luoghi della routine, ma comunque comodo e abbiamo assaporato un buon caffè in un bar-fioreria dall’atmosfera d’antan, come piace a me. Il tutto condito da chiacchiere, risate e pillole di saggezza dispensate della mia amica psicologa.
Abbiamo curato quel nostro incontro, come una piccola parentesi preziosa. E allora?
Perché lo dico?
Perché la pratica della Mindfulness mira un po’ a questo: allenare a cogliere appieno il qui e ora, con l’ausilio della consapevolezza di ciò che si sta vivendo. Perché non condire quindi quell’incontro di lavoro con i colori e i sapori giusti? E non sarebbe auspicabile farlo il più possibile nelle nostre giornate?
Con questo non intendo dire che si debba ogni giorno andare al ristorante o in luoghi speciali – non fraintendetemi – ma che si possa cercare di prendersi cura dell’unica realtà che esiste – il presente – quello sì che andrebbe fatto.
“Il presente è il solo momento per percepire, sentire, imparare, agire, cambiare, guarire. Per questo diamo un valore tanto grande alla consapevolezza, momento per momento. Impararla richiede una certa pratica. Ma la pratica stessa porta con sé la propria ricompensa: rende le nostre esperienze più vivide e la nostra vita più reale.”
Lo dice Jon Kabat – Zinn, un maestro della Mindfulness.
Sono belle parole.
Onestamente – in quanto mamma super impegnata di tre (maschi) – non so se mi prenderò mai il tempo per iscrivermi a un corso di Mindfulness serale, almeno in tempi brevi, anche se mi piacerebbe – ovvio – acquisire consapevolezza e ridurre lo stress (molto) tramite esercizi guidati di meditazione. Da ripetere anche a casa, in teoria.
Ma di qualcosa vorrei fare tesoro anche con il semplice ausilio di una conversazione con un’amica, seppur professionista esperta: non dimenticare mai quanto l’attenzione al presente e a chi ci sta accanto sia centrale nelle nostre vite.
Partendo dai figli.
Bando agli eccessi di proiezioni sul domani e alle ruminazioni sul passato, via libera a pensieri, sensazioni e emozioni vive, accese, colorate, anzi fluorescenti.
Mio figlio di sei anni è maestro in questo.
Deve ancora capire con chiarezza quali siano i mesi e le stagioni, oltre che i giorni della settimana. Passato e futuro per lui sono una nebulosa informe, ma al tempo stesso non gli sfugge nulla di quanto gli accade. Non sa leggere l’orologio, ma che fretta c’è?
Vibra con il presente.
Ecco ho deciso, sarà lui il mio guru.
Lo tengo d’occhio.
C’è di che imparare.
Ma non diteglielo, potrebbe montarsi la testa.
Nei bambini c’è freschezza, fantasia, libertà. I “tergicristallo” del loro sguardo sono sempre in funzione, al contrario dei nostri. Le loro domande ci costringono a rimescolare in continuazione le carte delle nostre vite, già complicate. Essere genitori ci insegna anche a osservare il mondo con i loro occhi, divertiti, a volte seri, ma spalancati e limpidi. Con questa rubrica vorrei raccontare qualche frammento della mia, di vita, che sono mamma di tre bambini e che credo che da loro non si smetta mai di imparare. Mi piacerebbe ridestare qualche pensiero lieve in voi, pronto a volare via, qualche riflessione inattesa o anche soltanto, un accenno di sorriso.
Penso per immagini. Scrivo liste e vorrei che nulla o poco sfuggisse al mio sguardo. Ho tre bambini che sanno disfare con allegria molti dei miei esperimenti. Credo che abbracciare le loro domande sia come spalancare porte e finestre su un mondo nuovo e iridescente da esplorare. Con loro setaccio spiagge e angoli di città a caccia di conchiglie e piccoli tesori da raccontare. Scrivo per lavoro e perché mi piace inanellare parole come perline colorate di un’antica collana.
Maria Q.
