
Come l’animazione per bambini (di una fata) può fare la differenza a una festa di matrimonio
Ho un ricordo particolarmente vivo di un matrimonio di qualche anno fa. E questo per merito di una fata e (demerito) di un paio di sandali con zeppa. Anche i bambini se lo ricordano bene…
Adesso vi racconto perché.
Camogli. Liguria. Siamo in piena estate.
La giornata è calda, oserei dire torrida.
La cerimonia si svolge in chiesa in orario pomeridiano. A seguire è previsto un aperitivo che si prospetta sontuoso su un terrazzo con vista a 360 gradi sul paesaggio marino, rigoglioso e profumato, per poi proseguire con cena e danze notturne.
Gli sposi sono bellissimi. Gli ospiti eleganti.
La cerimonia ha inizio in un’antica chiesa piena di fiori intrecciati nelle delicate sfumature del bianco, ad ornare banchi e altare. La musica dal vivo si accompagna con raffinatezza alla sacralità del rito. È tutto perfetto.
Peccato per il caldo: pressoché insopportabile.
Vengono distribuiti i ventagli: si è pensato anche a questo nell’impeccabile organizzazione. Ed è tutto un movimento di braccia, tra rivoli di sudore, sotto scialli e giacche.
Cerco di tenere a bada i bambini, che dopo un’iniziale curiosità, hanno iniziato ad annoiarsi. Non ho modo di abbandonarmi al raccoglimento o concentrarmi sui passaggi del rito, perché devo contenere eventuali urla, sghignazzate e fughe improvvise. Insomma, spero che la messa non si dilunghi troppo…
In tutto ciò ho iniziato a sentirmi strana.
Mi vedo a tratti ondeggiare e a momenti, mi sembra quasi di cadere.
Il caldo mi sta mettendo in difficoltà, mi dico. Fa brutti scherzi.
Ma non ho tempo di indagare.
Finalmente gli sposi escono di chiesa trionfanti seguiti dai familiari, mentre altri ospiti attendono fuori con manciate di riso in mano, pronti al lancio.
E qui i ricordi si fanno confusi.
Mi vedo uscire fuori dalla chiesa vacillando per raggiungere i figli scomparsi nella mischia, per ritrovarmi accecata da proiettili di riso polveroso. Mi riparo il volto con la borsetta, per qualche attimo e ho la sensazione di essere caduta in un buco. Dopo di che mi attacco al portone perché non sto veramente in piedi. E lì avviene la scoperta.
Mi si sono sciolti i tacchi. Letteralmente.
Incredibile ma vero.
Le zeppa di delicato raso delle mie scarpe nuove, si sono accartocciati su sé stessi in un ammasso informe. L’interno di materiale plastico di cui io non avevo conoscenza, è collassato alle elevate temperature. Non ci potevo credere.
Arranco chiedendo aiuto, ma nessuno bada a me. Alzo lo sguardo come un naufrago senza speranze e vedo i miei figli in lontananza che danno la mano a una fata e che mi salutano sorridenti. Una vera apparizione luminosa, in quel mio tragicomico momento.
Hanno trovato “Fata Celeste” la giovane ragazza dai capelli dorati, con abito in tulle e ali in tinta, che si occuperà dei bambini come animatrice e baby-sitter durante tutto il rinfresco.
E quindi, via libera.
Ho potuto lasciare i figli nelle mani della salvifica fanciulla (mai dimenticata). Sono stata accompagnata in auto all’unico negozio di scarpe del circondario, miracolosamente aperto e ho potuto acquistare un bel paio di sandali con solido tacco in legno, giusto per non sbagliare.
Infine sono riuscita a godermi appieno e in libertà la splendida serata.
Quindi, questo è il mio consiglio per un matrimonio perfetto in estate e con bambini: occhio ai tacchi e munitevi di baby-sitter, meglio se fata, con bacchetta magica in dotazione. Non si sa mai.
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Nei bambini c’è freschezza, fantasia, libertà. I “tergicristallo” del loro sguardo sono sempre in funzione, al contrario dei nostri. Le loro domande ci costringono a rimescolare in continuazione le carte delle nostre vite, già complicate. Essere genitori ci insegna anche a osservare il mondo con i loro occhi, divertiti, a volte seri, ma spalancati e limpidi. Con questa rubrica vorrei raccontare qualche frammento della mia, di vita, che sono mamma di tre bambini e che credo che da loro non si smetta mai di imparare. Mi piacerebbe ridestare qualche pensiero lieve in voi, pronto a volare via, qualche riflessione inattesa o anche soltanto, un accenno di sorriso.
Penso per immagini. Scrivo liste e vorrei che nulla o poco sfuggisse al mio sguardo. Ho tre bambini che sanno disfare con allegria molti dei miei esperimenti. Credo che abbracciare le loro domande sia come spalancare porte e finestre su un mondo nuovo e iridescente da esplorare. Con loro setaccio spiagge e angoli di città a caccia di conchiglie e piccoli tesori da raccontare. Scrivo per lavoro e perché mi piace inanellare parole come perline colorate di un’antica collana.
Maria Q.
